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Cos’è il microbioma intestinale

Che cos’è il microbioma intestinale e perché è conosciuto come secondo cervello.

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Nel corso dell'ultimo decennio, una rivoluzione scientifica silenziosa ha trasformato la nostra comprensione del corpo umano, rivelando che non siamo entità biologiche isolate, ma ecosistemi complessi che ospitano trilioni di microrganismi.

Il microbioma intestinale, l'insieme di batteri, virus, funghi e altri microorganismi che popolano il nostro tratto gastrointestinale, sta emergendo come un fattore determinante per la salute umana, con implicazioni che vanno ben oltre la digestione.

Questa comunità microbica, composta da oltre 1000 specie diverse e contenente più cellule batteriche di quelle umane nel nostro corpo, funziona come un organo virtuale che influenza profondamente il metabolismo, il sistema immunitario e persino il funzionamento cerebrale, guadagnandosi l'appellativo di "secondo cervello" per la sua capacità di comunicare bidirezionalmente con il sistema nervoso centrale attraverso l'asse intestino-cervello.

Il microbioma intestinale rappresenta uno degli ecosistemi più densamente popolati del pianeta, paragonabile per complessità alle barriere coralline o alle foreste pluviali. La composizione di questa comunità microbica è unica per ciascun individuo, sviluppandosi fin dalla nascita e continuando a evolversi durante tutta la vita in risposta a fattori ambientali, dietetici e genetici. Le principali famiglie batteriche che costituiscono questo ecosistema – Firmicutes, Bacteroidetes, Actinobacteria e Proteobacteria – svolgono funzioni metaboliche diverse e complementari, formando una rete complessa di interazioni cooperative e competitive. Questa biodiversità intestinale non è casuale: la presenza equilibrata di specifici ceppi batterici è fondamentale per mantenere l'omeostasi dell'ecosistema.

Quando questo equilibrio viene perturbato, condizione nota come disbiosi, si aprono opportunità per la proliferazione di specie potenzialmente patogene, con conseguenze che possono manifestarsi localmente nell'intestino o sistemicamente in altri distretti corporei. La ricchezza e diversità del microbioma rappresenta quindi un biomarcatore di salute, con studi recenti che collegano la ridotta diversità microbica a numerose condizioni patologiche, dalle malattie infiammatorie intestinali all'obesità, dalle allergie alle patologie neurodegenerative.

Il dialogo molecolare: come i batteri comunicano con il corpo

La comunicazione tra microbioma e organismo ospite avviene attraverso un sofisticato linguaggio biochimico che influenza profondamente la fisiologia umana. I metaboliti prodotti dai batteri intestinali, come gli acidi grassi a catena corta (SCFA), neurotransmettitori, ormoni e composti immunomodulatori, fungono da messaggeri molecolari che interagiscono con recettori specifici nelle cellule epiteliali, immunitarie e nervose, orchestrando risposte fisiologiche complesse.

Particolarmente significativi sono butirrato, propionato e acetato, SCFA prodotti dalla fermentazione batterica delle fibre alimentari, che nutrono le cellule del colon, rafforzano le giunzioni strette della barriera intestinale e regolano l'infiammazione sistemica. Alcuni ceppi batterici producono direttamente neurotrasmettitori come serotonina, dopamina e GABA, molecole tradizionalmente associate al funzionamento cerebrale ma sintetizzate in grande quantità anche nell'intestino, dove modulano la motilità intestinale e inviano segnali al cervello attraverso il nervo vago.

Questa rete di comunicazione chimica bidirezionale costituisce la base dell'asse intestino-cervello, un sistema integrato in cui alterazioni della composizione microbica possono tradursi in modificazioni del comportamento e della funzione cognitiva, mentre stati emotivi come stress e ansia possono a loro volta alterare l'ambiente intestinale, creando un circuito di feedback che collega indissolubilmente salute digestiva e benessere psicologico.

Microbioma e sistema immunitario

Il tratto intestinale ospita oltre il 70% delle cellule immunitarie del corpo, e questa concentrazione non è casuale: l'interazione tra microbioma e sistema immunitario rappresenta uno dei dialoghi biologici più critici per la salute umana. I batteri commensali educano il sistema immunitario fin dalla nascita, insegnandogli a distinguere tra minacce reali e entità innocue, calibrando la risposta infiammatoria e sviluppando la tolleranza immunologica verso antigeni alimentari e ambientali. Questo processo di educazione immunitaria è particolarmente cruciale nei primi anni di vita, quando la colonizzazione microbica e lo sviluppo immunitario procedono in parallelo, influenzandosi reciprocamente.

Alterazioni in questa fase formativa, causate ad esempio da parto cesareo, uso precoce di antibiotici o alimentazione con formula invece che con latte materno, possono predisporre a squilibri immunitari a lungo termine, aumentando il rischio di condizioni allergiche, autoimmuni e infiammatorie. A livello molecolare, metaboliti batterici come il butirrato inducono la differenziazione di cellule T regolatorie che sopprimono l'infiammazione eccessiva, mentre peptidoglicani e lipopolisaccaridi batterici stimolano l'immunità innata, mantenendo il sistema in uno stato di prontezza contro potenziali patogeni. Questa comunicazione costante tra microbioma e sistema immunitario rappresenta un delicato equilibrio in cui disbiosi microbiche possono tradursi in disregolazioni immunitarie con effetti locali e sistemici.