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Cos’è l’ormesi?

Cos’è l’ormesi e quali sono i riflessi sul nostro organismo.

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La concezione dello stress come elemento invariabilmente negativo per la salute umana sta subendo una profonda revisione alla luce delle crescenti evidenze scientifiche sul fenomeno dell'ormesi.

Questo principio biologico, ancora relativamente poco conosciuto al di fuori degli ambienti accademici, descrive la risposta bifasica degli organismi viventi a fattori di stress: l'esposizione a dosi basse o moderate di agenti stressogeni che sarebbero dannosi ad alte dosi può paradossalmente indurre adattamenti biologici benefici che rafforzano la resistenza cellulare, promuovono la longevità e migliorano la performance complessiva dell'organismo.

Questo affascinante fenomeno, osservabile in ogni forma di vita dai batteri agli esseri umani, rappresenta un principio evolutivo fondamentale che spiega come gli organismi possano trarre vantaggio dalle sfide ambientali, trasformandole in stimoli per il miglioramento funzionale. Dall'esercizio fisico alle fluttuazioni termiche, dall'intermittenza alimentare all'esposizione controllata a radiazioni, l'ormesi emerge come un concetto unificante che potrebbe rivoluzionare i nostri approcci alla medicina preventiva e all'ottimizzazione della salute.

Quali sono i fondamenti biologici dell'ormesi

A livello molecolare, la risposta ormetica segue un modello relativamente conservato attraverso diverse forme di stress. Il moderato stress iniziale attiva vie di segnalazione cellulare come Nrf2, FOXO, sirtuine e PGC-1α che orchestrano una risposta adattativa amplificata e prolungata, coinvolgendo l'upregolazione di enzimi antiossidanti, proteine da shock termico, fattori neurotrofici e sistemi di riparazione del DNA, creando una forma di "adattamento incrociato" che protegge la cellula non solo dallo stressor specifico ma anche da altre forme di stress. Questo fenomeno, definito "stress inoculazione" o "mitridatismo biologico", illustra come l'esposizione controllata a piccole dosi di stress possa "vaccinare" l'organismo contro sfide future più intense.

La risposta ormetica tipicamente include una fase di allarme iniziale, seguita da un periodo di resistenza in cui le capacità adattative superano il livello basale (supercompensazione), prima di tornare gradualmente alla condizione iniziale. La tempistica e l'intensità di questi stimoli ormetici risultano critiche: stress troppo intensi, troppo prolungati o troppo frequenti non permettono un adeguato recupero e supercompensazione, conducendo invece all'esaurimento dei sistemi adattativi e al danno cellulare. Questa finestra ottimale di stimolazione, specifica per ciascun agente ormetico e variabile tra individui, rappresenta un principio fondamentale per l'applicazione pratica dell'ormesi.

Esercizio fisico e ormesi in movimento

L'esercizio fisico rappresenta probabilmente l'esempio più familiare e studiato di ormesi applicata alla salute umana. L'attività fisica intensa genera multiple forme di stress cellulare – meccanico, metabolico, ossidativo e termico – che, mantenute entro parametri appropriati e seguite da adeguato recupero, stimolano adattamenti fisiologici che migliorano non solo la performance fisica ma anche la resilienza cellulare e la salute sistemica.

Durante l'esercizio, l'aumentata produzione di specie reattive dell'ossigeno (ROS) e l'attivazione delle vie dello stress attivano fattori di trascrizione come PGC-1α che orchestrano l'adattamento mitocondriale, promuovendo la biogenesi e l'efficienza delle centrali energetiche cellulari. Particolarmente interessante è l'effetto dell'allenamento a intervalli ad alta intensità (HIIT), che massimizza la risposta ormetica attraverso brevi "impulsi" di stress intenso alternati a recuperi, risultando particolarmente efficace nell'indurre adattamenti cardiometabolici con volumi di allenamento relativamente contenuti.

Gli adattamenti ormetici all'esercizio trascendono il sistema muscolare, coinvolgendo anche il sistema cardiovascolare, immunitario e persino cerebrale, dove l'aumento di fattori neurotrofici come BDNF indotto dall'esercizio promuove la neuroplasticità e la resilienza neurologica. La visione ormetica dell'esercizio sottolinea l'importanza di incorporare nella routine anche stimoli di intensità sufficientemente elevata da attivare le vie dello stress adattativo, evitando al contempo l'overtraining che rappresenta il versante dannoso della curva dose-risposta.

Cos’è l’ormesi nutrizionale

L'alimentazione offre molteplici vie per attivare meccanismi ormetici, sia attraverso componenti specifici degli alimenti sia attraverso pattern di assunzione che mimano le fluttuazioni di disponibilità alimentare che hanno caratterizzato l'evoluzione umana. Numerosi composti bioattivi presenti in frutta, verdura, spezie e bevande come tè e caffè – tra cui resveratrolo, curcumina, sulforafano e catechine – funzionano come lievi proossidanti che, a dosi moderate, stimolano le difese antiossidanti endogene attraverso l'attivazione del pathway Nrf2, producendo una protezione più efficace e duratura rispetto agli antiossidanti diretti. Questi "xenormetine" vegetali, sviluppate dalle piante come meccanismi di difesa contro stress ambientali, illustrano perfettamente il principio della "trasferenza ormetica", per cui lo stress adattativo può essere comunicato tra specie diverse.

Parallelamente, approcci nutrizionali che introducono periodi controllati di restrizione calorica, come il digiuno intermittente o la dieta mimetica del digiuno, attivano vie ormetiche attraverso lo stress energetico, inducendo autofagia, ketogenesi e riprogrammazione metabolica. Particolarmente rilevante è l'attivazione di AMPK e l'inibizione di mTOR, sensori energetici che orchestrano un profondo rimodellamento metabolico orientato alla resilienza cellulare e alla longevità. La visione ormetica della nutrizione suggerisce di superare l'approccio puramente quantitativo (calorie, macronutrienti) per considerare anche la dimensione qualitativa (potenziale ormetico degli alimenti) e temporale (pattern di assunzione) dell'alimentazione.